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Storia dell’arte: Arte Povera – Principali esponenti

Una corrente artistica che si è sforzata per trovare il suo posto alla fine degli anni sessanta è stata l’Arte Povera. Nasce come movimento artistico nel 1967 nello stivale d’Europa, in Italia. Il termine è stato coniato dal famoso storico dell’arte genovese Germano Celant, che nel corso della sua carriera

File:Pedro Meier Arte Povera »Zeus Tagebuch« Installation, Performance, Minotaurus Project 2016, Art Campus Attisholz, Foto © Pedro Meier Multimedia Artist.jpg - Wikimedia Commons

ha dedicato diversi articoli alla recensione di questo movimento emergente. Celant ha preso in prestito il concetto di “Teatro Povero” da Jerzy Grotowski, che ha c

ercato di eliminare la sontuosità della messa in scena per concentrarsi sul lavoro dell’attore e sul suo legame con il pubblico.

Come il regista teatrale polacco, Germano Celant ha cercato con la nuova corrente artistica di separarsi dall’arte tradizionale, che fino ad ora si era concentrata sull’uso di materiali considerati nobili. A differenza dei suoi predecessori, la nuova generazione di artisti italiani ha iniziato a utilizzare materiali più umili, cioè poveri, nella realizzazione delle loro opere. Tra i materiali utilizzati per la realizzazione delle opere donporno ci sono: piante, sacchi di tela, corde, terra, tronchi, carbone, argilla e persino grasso.

Come si può vedere, si tratta di materiali rudimentali e facilmente accessibili che sembrano non avere alcun valore. Il movimento artistico presenta in modo conciso un forte rifiuto dell’industrializzazione, e invita lo spettatore a riflettere sul rapporto tra i materiali, il processo di creazione e l’artista in sé. L’uso di materiali nel loro stato più puro.

La nuova corrente artistica viene accettata soprattutto grazie al riconoscimento internazionale che riceve. Più precisamente, la sua fama è evidenziata dalla mostra di Arte Povera e Arte Concettuale “When attitudes become form”, organizzata da Szeemann alla Kunsthalle di Berna nel 1969. Da allora, questo movimento torinese si è imposto all’attenzione degli appassionati e degli intenditori d’arte. 

L’Arte Povera rompe i canoni dell’arte tradizionale

Come già accennato, l’Arte Povera si concentra sul confronto con l’arte tradizionale, che è stata limitata dalle tecniche e dai materiali comunemente usati nella sua pratica. Allo stesso modo, il movimento cerca di rifiutare tutte quelle icone dei mass media e della Pop Art e cioè di porre fine al sistema di commercializzazione delle gallerie cam4 italia d’arte contemporanea. L’Arte Povera basa il suo lavoro su due aspetti fondamentali: in primo luogo, i materiali implementati, e in secondo luogo, la manipolazione e la disposizione dei materiali. 

Si può dire che il movimento dà un valore speciale alla materia naturale, allo stato grezzo. Una caratteristica importante che è insita in queste opere è che i loro materiali subiscono cambiamenti nel tempo. Data la natura dei materiali, gli elementi si deteriorano e trasformano l’opera. Inoltre, l’artista richiede grande abilità e creatività per riutilizzare e trasformare il materiale in arte. Si tratta di un modello piuttosto estremo che rompe definitivamente con la commercializzazione.

Principali esponenti

– Mario Merz

Per iniziare la lista con i principali esponenti del movimento artistico, dobbiamo prima di tutto citare l’artista italiano Mario Merz. Nato a Milano il 1° gennaio 1925, era noto per la sua attiva partecipazione alla politica. Mario è uno degli artisti più rappresentativi del movimento e le sue opere si concentrano sulla denuncia della società dei consumi, il cui concetto socio-economico deriva dagli Stati a sviluppo industriale o dalla produzione capitalistica.

Merz è molto famoso per i suoi igloo, che sono diventati il suo segno distintivo. Sono fatti di vari materiali come argilla, rami, cera e carbone. Le sue opere mostrano un richiamo all’uso consapevole dei materiali organici, oltre a criticare la modernità del consumismo. Una società concentrata sull’accumulo di oggetti che separano le persone dagli spazi naturali.

Un’altra caratteristica delle opere di Merz è che l’artista fa un uso frequente della Successione di Fibonacci. Questa successione ha origine in Europa ed è stata descritta da Leonardo de Pisa, un matematico italiano. La Successione di Fibonacci, si tratta di è una serie di numeri naturali che si aggiungono da 2, da 0 e 1. E così via, verso l’infinito. Un’ispirazione simbolica per parlare del progresso sociale e del suo rapporto con l’arte. 

Tra le sue opere più note c’è l’Igloo di Giap, scolpito da Merz nel 1968. È costruita con sacchi pieni di terra, sopra di questo ci sono luci al neon. Altre opere note sono l’Igloo con albero”, realizzato nel febbraio 1969 a L’Attico da Fabio Sargentini, e l’Igloo del Palacio de las Alhajas, costruito nel 1982 con metallo, vetro, quarzo, ardesia, sabbia di fiume e rami. 

– Jannis Kounellis

Al secondo posto c’è Jannis Kounellis, nato a Pireo, in Grecia, il 23 marzo 1936. Kounellis era inizialmente conosciuto come un artista greco contemporaneo, ma poi si è rivolto all’Arte Povera e, insieme a Merz, è diventato uno dei più importanti esponenti del movimento. Kounellis aveva vissuto gran parte della sua vita in Grecia, ma all’età di 20 anni si è trasferito a Roma, attratto dall’arte italiana, ed è lì che ha continuato la sua formazione all’Accademia di Belle Arti di Roma.

Jannis aveva deciso di cambiare il quadro e la tela per l’Arte Povera perché gli permetteva di esplorare altri formati in modo più libero. Le sue opere sono caratterizzate dall’uso sia di oggetti inanimati che di esseri viventi. Tra gli elementi che l’artista utilizza sono gli animali vivi, il fuoco, la terra, la tela e persino l’oro. All’interno della sua categoria, Kounellis è uno degli artisti più controversi per la sua inclinazione a incorporare gli animali nelle sue opere. 

Tra le sue opere più importanti possiamo trovare “Senza titolo” del 1968, realizzato principalmente in legno e lana tinta in blu. Il blu utilizzato è stato ispirato dai ricordi del suo paese natale, la Grecia. Nel caso dell’uso degli animali, una delle sue opere più enigmatiche è “Senza titolo. Dodice cavalli vivi”. Come indica il titolo, l’opera era composta da dodici cavalli legati alle colonne della galleria. E come sostiene Kounellis, il suo obiettivo era quello di mostrare il cavallo in un contesto artistico, ma vivo.

– Luciano Fabro 

Un altro esponente che ha fatto parte del primo gruppo del movimento è stato Luciano Fabro. Nato il 20 novembre 1936, è stato uno scultore, artista concettuale e scrittore italiano. Il lavoro di Luciano Fabro ha contribuito a ridefinire i limiti della scultura e, sebbene all’inizio si identificasse maggiormente con la sua arte concettuale e l’uso di materiali nobili, dal 1967 ha iniziato ad ampliare le sue risorse a materiali non convenzionali come i marmi e le sete e ai materiali poveri come i tubi d’acciaio, i giornali e la cera. 

Come gli altri artisti citati, le opere di Fabro sono state critiche all’industrializzazione e alla società dei consumi, naturalmente, senza rinunciare all’estetica della sua arte. Lo scultore ha cercato di riflettere sui problemi classici della storia della pratica scultorea e sull’apprensione dello spazio. Tra i suoi lavori c’è una serie di opere che trattano dell’Italia chiamata “Italia rovesciata”. Sono state create a partire dal 1968 e si sono ispirate, come si può immaginare, alla forma geografica del Paese. Un’altra proposta che è stata fondamentale per la riflessione sul rapporto tra scultura e spazio è stata la sua serie di opere “Piedi”.

– Giuseppe Penone

Nato il 3 aprile 1947, Giuseppe Penone è un artista e scultore italiano che si è fatto conoscere per le sue sculture di grandi dimensioni. Si è diplomato all’Accademia Albertina di Torino, dove ha studiato scultura. Penone è stato associato al movimento dell’Arte Povera per i materiali e il concetto di cui erano fatte le sue prime opere. Per l’artista il suo obiettivo è quello di esprimere attraverso le sue opere il legame che esiste tra il mondo naturale e l’uomo. Inoltre, lo scultore pone particolare attenzione ai processi e all’uso delle risorse naturali. 

Data la sua attenzione e il tipo di materiali naturali, Penone fa parte del gruppo selezionato di rappresentanti dell’Arte Povera. Nel 1969 viene catapultato come uno dei principali esponenti del movimento, una volta che le sue opere sono state esposte nella pubblicazione di Germano Celant, che gli ha dato un forte impulso sociale. Nelle sue opere vengono presentati elementi come l’argilla, la pietra, il metallo e il legno, dove si può apprezzare l’unificazione dell’arte con la natura.

Alcune delle opere di Giuseppe Penone sono “Pane alfabeto”, che consiste in una pagnotta di pane e al centro contiene lettere metalliche con scritto Scrive/legge /ricorda. Un’altra opera molto conosciuta è “Gli anni dell’albero più uno”, che si tratta di un ramo ricoperto di cera. 

– Michelangelo Pistoletto

Michelangelo Pistoletto è originario della regione Piemonte ed è nato il 25 giugno 1933. È un artista e teorico dell’arte italiano e, come i precedenti, è considerato uno dei principali rappresentanti dell’Arte Povera. Nella stragrande maggioranza delle sue opere Pistoletto lavora con l’happening, che è una manifestazione artistica multidisciplinare e la cui origine inizia nel 1950. L’happening cerca la partecipazione spontanea del pubblico, dello spettatore e il più delle volte è effimero, quindi di solito è qualcosa di temporaneo. 

Attraverso l’happening e i materiali che utilizza, Pistoletto invita a una riflessione critica sui mezzi che l’arte utilizza per costruire le sue scene. I materiali che usa sono comuni, provenienti dalla vita di tutti i giorni, come vestiti, giornali, legno e persino cartone. Inoltre, un altro elemento distintivo del suo lavoro è l’uso degli specchi. L’artista dispone degli specchi in modi diversi, tutto dipende dal concetto e/o dallo scopo dell’opera. Pistoletto iniziò anche a incorporare nelle sue opere pezzi di tessuto o di abbigliamento e a realizzare pareti con mattoni avvolti in tessuto.

– Pino Pascali 

Pino Pascali è nato il 19 ottobre 1935 ed è stato un artista, scultore e scenografo italiano. Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Roma e, quasi un decennio dopo, Pascali ha tenuto la sua prima mostra individuale alla Galleria La Tartaruga di Roma. In generale, Pascali è stato associato al post-minimalismo e, naturalmente, al movimento dell’Arte Povera. Nelle sue opere l’artista riflette diversi riferimenti alla cultura popolare dell’epoca e agli elementi bellici presenti nella sua infanzia. Pino Pascali. Il seduttore dell'Arte Povera | Artribune

Le opere di Pascali sono composte da false sculture, anche di una serie di armi e di ricostruzioni della natura. Per quanto riguarda le false sculture, sono state presentate alla Galleria L’Attico di Roma. Sono una serie di tele con forme che danno l’illusione di essere sculture solide, ma con un approccio più dettagliato sono in realtà dipinti.  

Weapon è l’altra serie dell’artista in cui le armi sono fedelmente ricreate nei minimi dettagli. Tuttavia, a differenza di una vera arma, le sue opere non possono uccidere. L’ispirazione viene dai suoi giocattoli d’infanzia, basati principalmente sulla guerra. Un’altra opera nota dell’artista è “Bridge”, che fa parte di Reconstructions of Nature: besides Bridge, una delle ultime serie e la più ambiziosa delle sue opere. Il ponte ha l’aspetto di un ponte di corda un po’ primitivo, ma in realtà è costruito in acciaio.

– Giovanni Anselmo

Giovanni Anselmo è nato il 5 agosto 1934 ed è essenzialmente uno scultore italiano. L’obiettivo del suo lavoro è quello di avvicinarsi allo stato più puro della materia organica e inorganica, che lo ha reso un membro del gruppo di artisti del movimento.

ARTE POVERA. – Sem título (Estrutura que come), 1968, de Giovanni Anselmo; pé de alface entre dois blocos de granito fi xado por… | Conceptual art, Italian art, Art

Come quelli sopra citati, Anselmo utilizza materiali semplici/poveri per la creazione della sua arte. La maggior parte di questi sono elementi che si trovano nella natura come i tronchi, la terra, la corda, il ferro e le pietre. E non solo, visto che possiamo trovare anche materiali come il granito e persino la pelle degli animali.

Dato l’uso dei suoi materiali, lo scultore basa le sue opere sulla durabilità nel tempo. Anselmo ha un interesse particolare per il mondo naturale e questo si riflette nelle sue opere. Un tema abbastanza ricorrente è la mutazione e la longevità. Tra alcune delle opere dello scultore possiamo apprezzare Senza titolo (1968) Struttura che mangia. La scultura è composta da due blocchi di granito e uno di questi ha una lattuga, il che significa che, come la lattuga, l’opera può morire o durare nel tempo come il granito. Altre opere che utilizzano risorse naturali sono Trecento Millioni di anni, Linea Terra 1970, Direzione 1978 e Grigi che si alleggeriscono verso l’oltremare.